Young Jazz, cambiare restando fedeli a 15 anni di storia

Young Jazz, cambiare restando fedeli a 15 anni di storia

Cambiare restando fedeli a 15 anni di storia. Young Jazz Festival ha chiuso ieri l’edizione del quindicennale, con cinque giorni caratterizzati dal tema ‘Changes’. Dal 2 al 6 ottobre a Foligno i cambiamenti – non solo in campo musicale – sono stati la nuova sfida di un festival che negli anni ha sempre saputo cogliere novità ed evoluzioni.

“Riteniamo che un festival come il nostro – commenta a conclusione della manifestazione il presidente di Young Jazz Pierluigi Metelli – molto focalizzato su quelle che sono le prospettive del jazz di nuova generazione e per le nuove generazioni, come ripetiamo sempre in ogni nostro festival, doveva concentrarsi sui cambiamenti non soltanto nel contesto musicale ma anche su quelli del mondo che ci circonda, ribadendo quindi la nostra attenzione alle tematiche del sociale e dell’ambiente. Cercando di coniugare così le migliori proposte del panorama musicale nazionale con tematiche sociali ed ecosostenibili, il Festival ha dimostrato ancora la sua trasversalità che ha come elemento centrale quello della musica ma che poi non ha paura di abbracciare anche altre forme di espressione artistica e culturale”.

Un festival ‘young’ come quello di Foligno, inoltre, non può che vedere di buon auspicio le prospettive. E in merito al futuro Metelli aggiunge: “Occupandoci di jazz in una regione così importante per questo genere musicale come l’Umbria, grazie al lavoro che da tanto tempo porta avanti Umbria Jazz, non possiamo che sentire un certo carico di responsabilità. Tra l’altro questa edizione appena conclusa è stata l’11esima consecutiva con il patrocinio di Umbria Jazz e per questo cogliamo l’occasione per ringraziare i vertici della kermesse. Noi siamo qua e aperti ad ogni forma di collaborazione, come del resto abbiamo fatto anche in passato con le nostre proposte inserite nel cartellone di Palazzo della penna a Perugia. Facciamo un festival da 15 anni focalizzato sulla ricerca e sullo studio di quelle che sono le nuove tendenze e le nuove proposte del panorama jazzistico nazionale. I rapporti con il festival sono sempre stati ottimi e speriamo lo siano anche per il futuro”.

Il festival ha quindi suscitato anche quest’anno grande interesse, cambiando di nuovo forma intrecciando nel programma produzioni originali, performance di danza contemporanea (con Lucia Guarino ed Emma Tramontana accompagnate dal contrabbasso di Matteo Bortone), affrontando problematiche ambientali e di sostenibilità nell’ambito del consolidato schema del ‘Jazz Community’, con la proiezioni del documentario “Deforestazione Made in Italy” di Francesco De Augustinis e con workshop musicali rivolti ai bambini tra gioco, musica e riciclo dal titolo “I linguaggi musicali che uniscono” a cura di Pasquale Mirra e Danilo Mineo.

Naturalmente sotto i riflettori sono stati soprattutto i lavori più interessanti che il mondo del jazz italiano ha prodotto negli ultimi anni, con molti gli under 35 nel cartellone ufficiale. Nei luoghi più suggestivi della città di Foligno come Auditorium Santa Caterina, Spazio Zut, Spazio Astra, Microclima si sono esibiti artisti come C’mon Tigre, Giovanni Falzone Open Quartet, Vittorio Cuculo Jazz 4et con Gegè Munari (un 85enne storico interprete della batteria dall’animo ancora giovanile che non si è risparmiato), Satoyama, Jacopo Ferrazza Trio, Camilla Battaglia, duo O-Janà, Brax Quartet. Senza dimenticare l’anteprima che si è tenuta nella Sala Pegasus a Spoleto con il piano solo di Domenico Sanna sulle immagini di Béla Tarr.

Le collaborazioni di Young Jazz si sono poi ampliate e di conseguenza anche le tematiche affrontate che si sono concentrate sull’ambiente e sulla sostenibilità, argomenti prioritari su cui è stata incentrata una discussione in sinergia con Legambiente Foligno nell’ambito delle politiche inclusive del progetto ‘Jazz Community’ (che ha incluso anche la consueta collaborazione con Emergency Foligno e Festival per le città Accessibili).

Su questi aspetti e sulle future direzioni musicali, e non solo, del festival interviene anche il nuovo direttore artico del festival Nicola Adriani, che ha sostituito da quest’anno il pianista folignate Giovanni Guidi, lo storico direttore artistico che per i suoi vasti impegni professionali ha dovuto lasciare l’incarico. “Abbiamo cercato di dare una direzione nuova al festival – afferma Adriani – mantenendo dei punti fermi legati alle edizioni precedenti. Prima di tutto per quanto riguarda l’aspetto delle collaborazioni, sempre presenti con Young Jazz, con l’ingresso di nuovi partner. Da noi poi c’è sempre un palco per la musica giovane, fatta dai giovani e per i giovani con Young Jazz che negli anni ha messo in evidenza le eccellenze del jazz giovane e sperimentale italiano. La conferma anche quest’anno con la presenza di molti under 35 e con il fatto di aver ospitato una band come i C’mon Tigre che escono un po’ dai classici canoni del filone jazz ma con musicisti che vengono da questo mondo”.

Soddisfatti dell’andamento del festival, gli organizzatori sperano di continuare anche in futuro su questa linea. Un futuro che “pur se incerto”, per Adriani vedrà lo staff di Young Jazz, composto da molti giovani che mettono tutta la loro passione per portare avanti questo progetto, “impegnato a cercare di mettercela tutta per dare un nuovo slancio, con altri cambiamenti che si sperano positivi”. “Ci aspettiamo – conclude Adriani – che questo laboratorio permanente chiamato Young Jazz abbia sempre più rilevanza e che possa collaborare con le realtà più importanti dell’Umbria e non solo”.

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