Pubblico impiego, Barbagallo: nel 2015 vogliamo il rinnovo dei contratti

“Il nostro obiettivo principale per il 2015 è il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, nel pubblico impiego e non solo. È vergognoso che nel nostro paese il peggior datore di lavoro sia proprio il Governo che tiene fermi contratti scaduti dal 2009. Il paese si sta impoverendo. Per questo bisogna fare investimenti e ridare potere d’acquisto a lavoratori e pensionati”. Ad affermarlo, martedì 17 febbraio, è stato Carmelo Barbagallo, segretario generale di Uil, intervenuto a Foligno, al convegno ‘Il riscatto del lavoratore pubblico’ organizzato da Uil Umbria in vista delle elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) nel pubblico impiego che si terranno dal 3 al 5 marzo.

Un incontro a cui hanno partecipato i candidati umbri dell’Unione italiana del lavoro e rappresentanti delle segreterie nazionali delle categorie sindacali interessate: Antonio Foccillo di Uil, Giovanni Torluccio per la Federazione poteri locali, Massimo Di Menna per la Scuola, Alberto Civica per la Ricerca università Afam e Benedetto Attili per la Pubblica amministrazione. A coordinare i lavori è stato Claudio Bendini, segretario generale di Uil Umbria.

“Se si vuole fare spending review – ha proseguito Barbagallo – si cominci dal taglio delle consulenze e dei troppi enti inutili. Si intervenga sulle 153mila leggi in vigore, sulle 32mila stazioni appaltanti attive, sui 130 miliardi di euro di evasione fiscale e 70 miliardi di euro di corruzione che si registrano ogni anno”. “Oltre all’aspetto ancora irrisolto del rinnovo contrattuale – ha commentato Bendini –, sul tavolo c’è anche la questione dell’efficienza, della riduzione dei costi e del miglioramento della qualità della pubblica amministrazione. Sfideremo le direzioni aziendali ad agire in questa direzione”. “Di fronte alla criminalizzazione del lavoro pubblico – ha detto Foccillo –, noi vogliamo che a tutti i lavoratori siano riconosciuti stessi diritti e doveri.

Che sia valorizzata la professionalità del pubblico impiego e che si investano soldi nell’amministrazione pubblica. Senza risorse, nessuna azienda può essere in grado di competere e restare sul mercato. Oggi, tutti i servizi sono in sofferenza. Si chiudono caserme, presidi ospedalieri e uffici postali. È proprio in un momento di crisi che, invece, andrebbero potenziati”. “Si stanno facendo operazioni di taglio di spesa enormi – ha ricordato anche Torluccio – e l’unico risultato che vediamo è la drastica riduzione dei servizi. Siamo arrivati al punto che non ci si rivolge più alle strutture sanitarie per fare i controlli previsti perché non si hanno i soldi per il ticket. La nostra battaglia è volta in primo luogo a restituire i servizi ai cittadini”.

Stesso discorso per il mondo della scuola e dell’università. “Fondamentalmente – ha detto Civica – siamo un paese che non investe in ricerca e alta formazione. Vogliamo inoltre sfatare il mito che con la cultura non si mangia ricordando che, per esempio, il sistema dei conservatori musicali, delle accademie delle balle arti e di danza produce la base per quell’indotto derivante dal turismo e dallo spettacolo che nel nostro paese rappresenta ancora il 5 per cento del Pil nazionale”. “La scuola – ha affermato Di Menna – ha bisogno di un processo di modernizzazione per dare ai giovani una formazione di qualità. Va poi riconosciuto e retribuito adeguatamente il lavoro degli insegnati e di tutto il personale scolastico che ogni giorno, nonostante le condizioni difficili, riescono a far funzionare bene il sistema della scuola”.

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